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Il servizio della Raffaello

 

 

 

 

 

Nel 1975 i finanziamenti del governo ammontarono a 100 milioni di lire al giorno, 700 dollari per passeggero trasportato.

Intanto la stampa iniziò a chiedersi perché mai i contribuenti avrebbero dovuto continuare a pagare per mantenere questi "monumenti galleggianti, rappresentanti di un'era ormai finita"; e proclamarono che queste navi sarebbero dovute essere affondate anziché sovvenzionate. Il governo annunciò che non poteva più continuare a pagare 10 milioni di lire al giorno per tenere le due Gemelle in funzione e nella primavera 1975 comunicò all'Italia Navigazione che le sue navi non avrebbero più ricevuto alcuna sovvenzione. Questo significò la fine per le due Gemelle.

 

Il 21 Aprile 1975 la Raffaello lasciò New York per l'ultima volta, senza nessuna particolare cerimonia. Il 30 Aprile 1975 gettò le ancore per l'ultima volta nel porto di Genova dopo 113 viaggi per New York e fu posta in disarmo.

Il 6 Giugno fu trasferita a La Spezia, nella baia di Portovenere, dove fu raggiunta un mese più tardi dalla Michelangelo, malinconicamente vicine al noto cantiere di demolizione.

Fortunatamente il suo destino non fu quello di essere demolita a La Spezia.

 

Nel 1976 alcune Compagnie esaminarono le due navi per un possibile acquisto.

Visitò le navi anche l'armatore norvegese Knud Kloster, che avrebbe preferito acquistare la Michelangelo e la Raffaello invece del France (oggi "Norway") per la disponibilità di ponti all'aperto più ampi e per la presenza di 3 piscine, assenti sui ponti esterni del France. Scelse però quest'ultimo perché richiedeva minori lavori di adattamento al suo interno, oblò compresi. Anche la compagnia Chandris e la Costa Armatori di Genova non acquistarono le navi per le stesse ragioni di costi.

Invece la compagnia americana Home Lines, che fu realmente interessata, venne incredibilmente rifiutata dall'Italia Navigazione, solo perché non voleva essere associata ad altre compagnie con bilancio in perdita... ma cosa aveva da perdere ancora?! La Home Lines avrebbe persino voluto mantenere le due navi sotto bandiera Italiana con equipaggio italiano, ed impiegarle per crociere Caraibiche. La risposta dell'Italia Navigazione fu un secco "No". Comparse in seguito un altro possibile acquirente, lo Shah di Persia (l'attuale Iran) avrebbe voluto acquistare le due meraviglie per impiegarle squallidamente come caserme galleggianti.

L'Italia Navigazione accettò e fra l'incredulità di tutte le persone avevano viaggiato su di loro e di tutti quelli che avevano lavorato anni alla loro costruzione. Private del loro arredamento originale, il 12 Dicembre 1976 vennero vendute per 35 miliardi di lire in totale, quando ne erano costate 150.

 

Nella primavera 1977 la Raffaello partì per il suo ultimo viaggio, passando attorno alla penisola arabica fino ad arrivare al remoto porto di Bushire, nel sudovest dell'Iran (all'epoca, la Persia). Qui fu trasformata in caserma galleggiante, capace di ospitare 1800 persone. Fortunatamente mantenne il suo nome e 50 italiani furono inclusi nel suo equipaggio, incaricati della cura e  manutenzione della nave.

Però quando verso la fine degli anni '70 lo Shah venne cacciato via, la Persia divenne la Repubblica Islamica dell'Iran, il suo equipaggio italiano dovette rientrare in Italia, lasciando la nave.

 

Nel 1978 fu proposta una ristrutturazione che permettesse il riutilizzo delle due unità come navi da crociera rivolte ad una clientela di lusso: la loro capacità ricettiva sarebbe stata ridotta a 1300 passeggeri e, pur rimanendo di proprietà iraniana, avrebbero navigato, sotto una conveniente bandiera di copertura nelle acque del Mediterraneo e dei Caraibi. Il progetto prevedeva anche un nuovo nome: Michelangelo e Raffaello sarebbero diventate "Scià Reza il Grande" e "Ciro il Grande".

Alla commissione di esperti giunta appositamente dall'Italia per verificare la fattibilità del progetto e per effettuare la manutenzione, apparve evidente il grave stato in cui versavano le strutture: gli scafi erano arrugginiti, la pavimentazione lignea dei ponti scoperti iniziava a deformarsi e gli ambienti interni erano ormai in balìa di armate di topi.

Quelle che pochi anni prima erano state le ammiraglie della flotta italiana non avrebbero mai più navigato

 

Sotto il governo iraniano la Raffaello venne trascurata, fu lasciata abbandonata a cuocere sotto il Sole.

Un'esemplare testimonianza di quel periodo è il ricordo dell'ufficiale iraniano Yassan Behzad, il quale racconta:

 

"Ho vissuto a bordo della Raffaello nel porto di Bushire per quasi due anni dal 1978 al 79. Al termine del regime Imperiale causato dalla rivoluzione Islamica la nave fu depredata e spogliata delle attrezzature e pesantemente danneggiata dagli abitanti locali fino a quando con l'andare fuori uso degli impianti desalinizzatori diventò inabitabile e i topi se ne impossessarono. Allo scoppiare della guerra contro l'Iraq la Raffaello era stata presa dagli iracheni come punto di riferimento per bombardare il porto di Bushire; così si decise di rimorchiarla a 1000 metri dalla costa e di ancorarla con a bordo alcuni uomini della marina militare a guardia della stessa. Un mattino durante il primo anno della guerra Iran/Iraq essa fu colpita da un siluro iracheno ed affondò sul basso fondale del Golfo Persico, dove fu ulteriormente depredata dai subacquei locali in cerca di ricordi e pezzi di recupero. E' stato il posto migliore in cui ho trascorso due anni della mia vita e conservo ancora la chiave della mia cabina nel mio portachiavi".

 

 Sarebbe probabilmente invecchiata così fino al momento della sua vendita a qualche demolitore, come fu per la sua gemella Michelangelo.

Arrivò la notizia di un possibile recupero delle due navi da parte di operatori stranieri, ma non se ne seppe più nulla.

Il 17 Novembre 1983 fu bombardata e incendiata dall'aviazione irachena durante la guerra Iran - Iraq. Niente è cambiato da dopo che una nave da carico iraniana, l'Iran Salam, s'incagliò nel relitto della Raffaello, riportando seri danni allo scafo. Così  il relitto della grande Raffaello, testimonianza, insieme alla gemella  Michelangelo, della nostra Marina che fu, giace ancora semiaffondato nei bassi fondali di Bushire, non essendo più stato ceduto a nessun demolitore... Questa fu la fine della nave più moderna e futuristica della nostra Marina.

 

La Michelangelo invece sopravvisse come nave caserma fino al Giugno 1991, quando fu venduta ai demolitori pakistani. Nel 1992 tutto quello che rimase di queste due meraviglie furono solo WC venduti nei mercati di Karachi.

 

 Ironia della storia, il relitto della Raffaello si trova a soli 2 Km al largo dalla centrale nucleare di Heleylah (a pochi Km a sud di Bushehr), una delle centrali oggi al centro di molte tensioni internazionali. Sembra che durante la guerra Iran - Iraq la Raffaello sia stata messa lì proprio a protezione della centrale nucleare, che poteva essere un obiettivo a rischio, dagli attacchi dell'aviazione irachena. Al momento (settembre 2007) ci risulta che il relitto si trovi coperto da 7 metri di acqua e sia stato da poco acquistato da un'impresa privata che potrebbe procedere molto presto alla sua definitiva demolizione ed asportazione dal fondale.

Date le numerose segnalazioni che riceviamo da cacciatori di immagini con Google Earth, precisiamo ancora una volta che il relitto NON è visibile dalla superficie e si trova esattamente presso le coordinate  28°49'0.24"N   ,   50°52'36.58"E  al centro delle boe bianche di segnalazione, messe per evitare che altre navi si possano incagliare sul relitto.

Pubblichiamo qui una foto scattata nel gennaio 2008 del mare sopra il relitto, da un fotografo iraniano, che vuole rimanere anonimo e che ringraziamo molto per l'impresa.

 

 

Come curiosità, a Bushehr si trova sulla costa come attrazione turistica un bar che si chiama "Rafael", ed è un Kentucky Fried Chicken! Il bar è posizionato davanti allo scafo arrugginito di un relitto affiorante, che però non è affatto quello della Raffaello! Si tratta della "Iran Salam" (o "Iran Siam", a seconda degli interlocutori), uno scafo ribaltato su un fianco, di soli 40 metri. Per queste foto ringraziamo Tommaso Persano.

 

 

 
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